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LA SCELTA PLANT-BASED

10 dicembre 2020

Avevo già letto “Perchè mangiamo gli animali?” del mio caro scrittore preferito Jonathan Safran Foer, anni fa.
A marzo poi ho letto il suo successivo libro “Possiamo salvare il mondo prima di cena” (nel frattempo aveva scritto “Eccomi”, forse il libro più mio di sempre, che consiglio a tutti, sempre, in ogni caso).
In “Possiamo salvare il mondo prima di cena” analizza l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi e arriva alla conclusione che se tutto il mondo occidentale si votasse al consumo di prodotti animali e di derivazione animale solo una volta al giorno, simbolicamente la cena, il pianeta avrebbe qualche chance di sopravvivere al collasso che sta vivendo (e noi con lui). Pragmaticamente, Foer sostiene che sia impossibile cambiare totalmente l’alimentazione della popolazione: sarebbe infatti improbabile l’abbandono completo degli alimenti animali per un passaggio ad una dieta vegana per tutti, ovunque. Per contro di questa idea utopistica e irrealizzabile, immagina dunque un mondo in cui la maggior parte della popolazione mondiale consumi prodotti animali solo una volta al giorno, o anche meno, considerando anche che ad oggi i poveri nel mondo hanno un’alimentazione basata su cereali e legumi, e che sono gli europei e gli americani a contribuire maggiormente alla domanda di prodotti animali e dunque a sostenere gli allevamenti intensivi e il loro indotto (di deforestazione, sfruttamento, dolore e inquinamento).

Ecco, ho pensato, questo è giusto ed è fattibile. Avevo già provato una volta a diventare vegetariana. Durata dell’esperimento: un mese, fintanto che mia nonna non mi cucinò la carne alla milanese. Ero giovanissima e mi mancavano basi e supporti. Nonostante questo piccolo fallimento, spesso avevo già pensato che sarebbe stato giusto e salutare diminuire il consumo di carne. Dal pensarlo al farlo, mille ostacoli. Primo fra tutti la pigrizia e la mancanza di motivazione.
Ma il solletico fatto dal libro di Foer mi ha fatto dire: perchè no?
Complice il primo lockdown serrato, l’impossibilità di cene fra amici, la difficoltà del fare la spesa, il maggiore tempo libero per cucinare, i ristoranti chiusi, a marzo ho cominciato ad eliminare la carne.

Contestualmente ai miei turni di riposo o gli smonti, non potendo uscire di casa, ho guardato tre documentari.
Cowspiracy, sempre improntato ad una vista ambientalista delle scelte alimentari, che non ha fatto che sottolineare quanto avevo interiorizzato dal saggio “Possiamo salvare il mondo prima di cena”.
What the health, la dieta vegana e quella onnivora, le conseguenze sulla salute, i rischi di cancro correlati al consumo di carni lavorate e carni rosse, le correlazioni tra consumo di latte vaccino e tumore al seno. Diabete, ipertensione, obesità e dieta. Insomma, anche la salute avrebbe beneficiato quanto più vegetale decidessi di mangiare.
Game changers, a me che ho piccole velleità sportive, come avrei mai potuto continuare a farle senza mangiare carne? E l’anemia? E il ferro? Non avrei mai più potuto andare in bicicletta o scalare, se avessi smesso di mangiare derivati animali. Avrei dovuto scegliere tra salvare il pianeta (o meglio, dare il mio minuscolo e infinitesimale contributo) e continuare a vivere normalmente. E invece no. Mi sembrava quasi impossibile scoprire che si può vivere benissimo, in salute e facendo sport, anche senza bere latte e mangiare carne.

Questo è stato l’inizio. Un misto di amore ambientale, cura per la mia salute, possibilità che non credevo possibili.
Ad aprile ho smesso di mangiare pesce.
A maggio ho smesso con le uova e i formaggi*. Io che non mangio uova non l’avrei mai e poi mai e poi mai creduto possibile. Io che le uova le avrei mangiate in ogni modo: fritte crude sode strapazzate all’occhio di bue in camicia in frittata nelle torte nella pasta nei flan, in ogni santissimo modo.
Sono passati pochi mesi e ora il sapore dell’uovo non mi piace più.

Ho chiesto aiuto a due amici vegani, una sportivissima mia ex collega di università, l’altro un mio lontano amico passato all’alimentazione plant-based per motivazioni prettamente animaliste. Mi hanno dato consigli, supportata, invitata in gruppi di ricette vegane, e indirizzata ai profili più autorevoli per un’alimentazione vegana sana.
Il punto di vista animalista, dicevo, proprio non mi toccava. L’ambiente sì, la salute anche. Gli animali, beh, non potevo farmi carico anche dell’etica e della morale dello sfruttamento animale. Non era cosa mia, i cani e i gatti mi piacciono, anche i cavalli, i conigli e i maiali, le mucche pure, ma della loro sorte non son mai stata attenta. Quindi se avessi smesso del tutto col consumo delle loro carni non sarebbe stata perchè sono “vegana” in senso stretto (e quindi antispecista) o perchè sono buona, ma per altre motivazioni, pur sempre nobili ma non così nobili.

Ho quindi smesso di consumare carne e pesce, uova e formaggi*. Ho letto libri di nutrizione vegana, ho fatto gli esami del sangue, ho comprato le pastiglie di b12, ho iniziato a seguire blog di ricette plant-based e ho fatto incetta di semi, verdure, cereali, legumi. Alcuni non li avevo mai sentiti nominare.
Nei mesi il mio palato ha cambiato gusti, non brama più carne e pesce, alcuni profumi sono diventati puzze e quando ho voglia di ragù mi sembra non ci sia niente di più buono di un ragù di lenticchie.
Ho imparato a sorvolare sui vegan-nazi e sulle mie imperfezioni*, non sono nè vegetariana nè vegana, non voglio mettermi etichette perchè mi sentirei schiacciata dal perfezionismo che deriva dall’etichettare qualcosa. Voglio sentirmi libera di mangiare una bistecca di carne se un giorno ne avrò voglia (per ora non sta succedendo) e di tornare a mangiare come prima se ne sentissi la necessità. Senza dovermi sentire additata da qualcuno come incoerente.
Per ora però, questo cambio nella mia alimentazione è ciò che di più importante e bello ho fatto accadere alla mia vita in questo strano 2020.
Mi sento bene, contribuisco a rendere un pochino più sostenibile la mia presenza su questo pianeta, faccio lo sport che facevo prima e ho le energie che avevo prima. Faccio del bene a me e al pianeta, non ultimo faccio del bene, indirettamente, a quegli animali che non contribuisco ad uccidere.

Perchè se è vero che i mercati non vengono influenzati dal singolo, è anche vero che i mercati vengono influenzati dalla domanda, e la domanda è fatta dai singoli acquirenti. E io ho il potere dei miei acquisti, e ho deciso di non far parte della domanda di “prodotti di origine animale”.

A fine lockdown, mentre pedalavo sui rulli come un criceto in gabbia, ho visto due documentari. Earthlings e Dominion. Se era vero che la questione animalista non mi stava a cuore, allora non avrei avuto problemi nel rendermi cosciente di quello che succede negli allevamenti di animale da carne, da latte e da uova. Non avrei avuto problemi nel vedere cosa succede agli animali che con la loro pelle forniscono la materia prima per le mie bellissime scarpe e le mie meravigliose borse in cuoio.
E invece qualche problema l’ho avuto. E ho capito che la vita degli esseri viventi tutti mi sta a cuore. E ho sentito dentro di me che la prevaricazione e lo sfruttamento degli animali negli allevamenti non è un affare giusto, e che se per mangiare il panino col prosciutto io sto pagando qualcuno perchè ammazzi un maiale, quel maiale lo sto ammazzando io.
E allora ho deciso che mangerò il panino con l’humus.

*il formaggio è il mio punto debole: mi piace e ce l’ho in casa perchè il mio compagno continua con una dieta onnivora seppur prevalente vegetale (mangia ciò che cucino e cucina ciò che trova in frigo). Ogni tanto mangio ancora il parmigiano e un po’ di gorgonzola sulla pizza. Mangio anche il miele, se è per questo, e il miele non è vegano. Non sono perfetta e non lo sarò mai, magari tornerò ad essere totalmente onnivora, magari smetterò di mangiare formaggio (se smettessimo di averlo in casa sarebbe molto più facile), magari adotterò un maiale, una capra, un cavolo, una piantagione di legumi. Una colonia di ratti. Quanto son carini i ratti. Di certo più dei ragni.

Credits:
Perchè mangiamo gli animali, J.S. Foer
Possiamo salvare il mondo prima di cena, J.S. Foer
E’ facile diventare un po’ più vegano se sai come farlo, S. Goggi
Cucina botanica, C. Perego
Game Changers
Cowspiracy
What the health
Plastic ocean
Earthlings
Dominion

One Comment leave one →
  1. Ramingo permalink
    11 aprile 2021 14:43

    Leggerti è un po’ come vivere un pezzettino della tua vita, vivere insieme un pezzettino della tua vita. È come stare la sera sul divano o nel letto e raccontarsi la giornata trascorsa….
    Non mollare magia……
    Un bacio

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