MISUNDERSTANDING DI CASA
C’era il profumo del secondo caffè mattutino, quello della domenica ore 10, dimenticato un minuto di troppo sul fuoco e lasciato fuoriuscire, due tazze sulla tavola, i biscotti semifiniti e le sedie spostate. Che la domenica il rito voleva la colazione presto, il rientro tra le lenzuola, la porta semiaperta, il sesso di uno dentro l’altra, di uno sopra l’altra. Il sesso della domenica mattina al sapore del secondo caffè mattutino lasciato fuoriuscire, dall’aspettare il sole attraverso la finestra che illumini le lenzuola, qua si qua no qua si. La domenica tra le lenzuola e il sole che sale, aspettando che i figli si sveglino, che la casa prenda vita, la domenica mattina, odore di caffè bruciato, di amore consumato.
E lei gli dice
T’amo
E lui la guarda, e vede quella stessa lei che gli ha detto t’amo, e l’ha sentito quel t’amo e risponderebbe a fusa, se solo fosse un gatto, con alito al sapore di secondo-caffè-mattutino-della-domenica.
E lei lo guarda, gli ha detto t’amo, lui non risponde ma non l’ha mai fatto, lui la ama a fusa, a silenzi, allontanandosi e con qualche, raro, sorriso. Se solo fossi un gatto, pensa lei, potrei capire.
Ti amo!
Vero. Gli uomini amano a fusa e a silenzi, allontanandosi e con qualche, raro, sorriso.
Bella cosa hai scritto, Mantidina. Bella davvero.
Bella davvero…
…il rientro tra le lenzuola vale fusa rumorose e prolungate…
gli uomini amano soprattutto con i silenzi… e spesso è difficile doverli accettare senza parlare a nostra volta, senza poter chiedere perchè sia così.
gli uomini amano soprattutto con i gesti e con gli occhi. e forse lo sguardo di un uomo innamorato vale più delle nostre parole…
okkei, è ufficiale: sono un uomo
che meraviglia!
Che bello.
(faccio le fusa)
Ah… la mia caffettiera, è la prima esperienza tattile della giornata, non credo che gradirebbe essere sorretta da altri, la svito cercando di non provocarle turbamenti, introduco un paio di cucchiai di caffé tostato, la riavvito già coinvolto dalla sua sinuosa eleganza, quindi la ripongo sul fornello, nell’attesa mai vana che dopo il nostro rapporto si faccia ancora una volta, innamorare dal caffé. Così che ai suoi primi tenui sussulti spengo la fiamma, dalla sua bocca si colgono subito un valzer di aromi aspersi in un tenero vapore messianico, dispongo della sua generosità inchinandola sulla tazzina in modo che il caffé possa deliziare della sua calorosa voluttuosità prima le pareti algide della tazza e nel seguito di qualche soffio le mie più sensibili papille gustative. Non posso più fare a mano della mia cara caffettiera… ciao!